“Blocco metabolico”: cos’è e perchè avviene

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Quante volte, parlando con un’amica, una sorella o la mamma, ci siamo sentiti dire (o abbiamo detto): “Non riesco a dimagrire! Perdo qualche kg e mi blocco!” E’ davvero così? Effettivamente ci sono delle condizioni in cui dimagrire diventa più difficile, oppure (nella maggior parte dei casi) siamo convinti di fare un’alimentazione corretta ed equilibrata e invece non è così.

Nella quasi totalità dei casi, infatti, la causa è da ricercare nello stile alimentare: assunzione di cibi ad alta densità calorica, ricchi di zuccheri semplici e di grassi, oppure numerosi cicli di diete fortemente ipocaloriche e squilibrate e conseguente adattamento (comunemente detto “blocco metabolico”).

Tra le altre cause ritroviamo problemi a livello metabolico (insulino-resistenza, intolleranze alimentari), problemi ormonali (ipotiroidismo, dismenorrea, alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi), terapie farmacologiche (ansiolitici, antidepressivi, cortisonici, estroprogestinici, betabloccanti), e infine, ma non per importanza, traumi psicologici (lutti, perdita del lavoro o traslochi).

Il nostro organismo è in grado di reagire istintivamente a eventi che vengono reputati pericolosi, come un periodo di carestia. In base alla restrizione calorica, in corpo modifica il suo metabolismo riducendo l’energia necessaria a svolgere le attività quotidiane. Quando poi vengono introdotte calorie in quantità superiori, queste vengono conservate dal corpo in vista di “periodi di carestia”, con conseguente aumento del grasso corporeo.

Ma vediamo nello specifico quali sono i meccanismi fisiologici che vengono messi in atto.

Qualsiasi dieta ipocalorica ha i propri risvolti non solo a livello psicologico ma anche a livello fisiologico.

Il metabolismo basale – ovvero la quantità di energia utilizzata da un soggetto in totale rilassamento fisico e psichico, a riposo ma sveglio, a digiuno da almeno 12 ore – dipende in modo determinante dalla massa magra dell’organismo, la quale comprende numerosi organi ad alto potere metabolico come il cervello, il cuore, i reni e il fegato, e a basso potere metabolico come le ossa e il tessuto connettivo.

Nel corso di una dieta, la diminuzione di massa magra e massa grassa, pur essendo soggettiva, avviene mediamente con una proporzione 1:3, ma quando andiamo oltre la perdita del 25% della massa magra, l’organismo comincerà a perdere solo grasso e questo, avendo una densità calorica maggiore, diminuirà con maggiore lentezza. La perdita di massa magra avviene con una velocità maggiore quando la restrizione calorica va al di sotto di 1200 kcal per le donne e 1500 kcal per gli uomini.

Più della metà della riduzione del metabolismo basale è causato dalla diminuzione del peso degli organi ad alto potere metabolico; per il resto, intervengono altri adattamenti metabolici indipendenti dalla restrizione calorica.

La termogenesi adattativa – ovvero il meccanismo che permette di produrre calore in risposta a diversi stress ambientali come freddo, iperalimentazione e infezioni – è sotto il diretto controllo del sistema nervoso simpatico e della ghiandola tiroidea. In seguito ad una dieta ipocalorica, e indipendentemente dall’entità della relativa perdita di peso, questa capacità viene meno a causa del declino metabolico delle cellule. Questo accade in seguito alla riduzione delle catecolamine, ovvero adrenalina e noradrenalina che vengono prodotte dal surrene, fisiologicamente responsabili dell’innesco della lipolisi, e alla riduzione degli ormoni tiroidei.

In seguito alla riduzione del peso, inoltre, la fonte principale di energia per le cellule diventa l’ossidazione dei carboidrati mentre si ha una importante riduzione dell’ossidazione dei grassi, con un conseguente accumulo di questi e un bilancio negativo dei carboidrati. Questo meccanismo persiste anche successivamente alla dieta e in caso di recupero di peso, rappresentandone proprio uno dei meccanismi alla base.

Anche l’appetito subisce un aumento, si avrà una maggiore percezione delle proprietà gratificanti e una preferenza per quegli alimenti ad alto contenuto calorico.

Come si può agire, dunque, per preservare il più possibile la massa magra metabolicamente attiva a discapito della massa grassa? La perdita di massa magra, purtroppo, è inevitabile: è possibile tenerla in minima parte sotto controllo mediante l’esercizio fisico, che deve comprendere attività cardio e di forza, ma il muscolo scheletrico rappresenta solo il 3% del metabolismo. È opportuno, comunque, aumentare la quota proteica della dieta e mantenere un’elevata qualità della stessa, utile a mantenere attiva la flora intestinale implicata nel dispendio energetico, ad esempio limitando i cibi molto raffinati.

Se si dovesse verificare una condizione di adattamento è opportuno prima riportare il metabolismo ai livelli normali e poi mettere in atto un regime alimentare ipocalorico. Per evitare questo, è importante cambiare frequentemente la qualità della dieta, lasciare un giorno libero a settimana e aumentare per una settimana, ogni mese, la quota calorica, in modo da impedire l’adattamento.

In ogni caso, rivolgetevi sempre ad un esperto della nutrizione e dell’alimentazione che saprà affrontare ogni singolo caso in modo adeguato e soprattutto personalizzato.

Bibliografia

Body composition as a determinant of energy expenditure: a synthetic review and a proposed general prediction equation. JJ Cunningham – The American journal of clinical nutrition, 1991 – Am Soc Nutrition

Suppressed thermogenesis as a cause for resistance to slimming and obesity rebound: adaptation or illusion? AG Dulloo – International journal of obesity, 2007 – nature.com

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